Esiste un legame tra bulimia e bullismo?
In questi giorni sono stata in un ritiro tra le colline toscane, dove l’aria fresca del mattino, le passeggiate nella natura, le meditazioni alla luce della luna piena, hanno contribuito a farmi prendere contatto con la parte più profonda di me stessa. A volte si ha paura di restare in silenzio, ci fa paura, ascoltare e focalizzarsi sul proprio respiro, ci “costringe” quasi ad ascoltare quella parte di noi che vuole incessantemente dirci qualcosa. Nel mio caso io negli anni non ho dato spazio a questa parte, la tappavo come da bambina mia madre tappava la mia bocca col cibo per non permettermi di esprimere le mie emozioni. Questo per dirvi che quando prendi contatto col tuo silenzio interiore, ci può essere la possibilità che alcuni ricordi riaffiorino alla mente, ed é ciò che é accaduto a me nello scorso weekend. Immagini nitide al tal punto da sembrare di rivivere quelle sensazioni di paura, inadeguatezza, disagio.
Cos’è che ho ricordato?
Ho ricordato che fin dalle scuole elementari circa dalla quarta elementare, fino ai primi tre anni delle scuole superiori, sono stata continuamente vittima di bullismo. Palla di lardo, ciak il castoro, sfigata, balena, nomignoli offensivi, che rimarranno per sempre impressi nella mia mente. Si comincia così, con un insulto. Poi la cosa aumenta di intensità: gli attacchi si fanno più frequenti e soprattutto diventa un fatto di gruppo. Il branco dei bulli ha scelto la sua vittima, ed ero io.
In che modo si é manifestato questo bullismo?
Ero una bambina bassina, più bassa dei miei coetanei e con qualche chilo in più, ma non troppi, anche se bastarono perché gli altri compagni a scuola mi vedessero diversa dalla “massa”. Non mi vestivo alla moda, per chi ha problemi di peso capirà quanto sia difficile trovare vestiti giovanili, visto la scarsità di taglie. Già il mio rapporto col peso era difficile a casa, e ritrovare questo tema anche a scuola, che dovrebbe essere la seconda famiglia, quella dove si passa la maggior parte della nostra giornata, e si dovrebbe essere protetti, ha fatto scatenare in me una mancanza di fiducia, e l’innescarsi di un comportamento che nel tempo è diventato automatico. Quale? Il continuare a dirmi che io ero quella persona…io non ero più Imma ma ero tutti quei nomignoli che mi hanno dato, con la conseguenza a discapito del mio amor proprio, della mia autostima e sicurezza. Questo accade quando l’ambiente nel quale vivi e che dovrebbe trasmetterti le maggiori sicurezze, è lo stesso ambiente che te le toglie.
Che collegamento c’è stato tra la bulimia e il bullismo?
Le umiliazioni e le derisioni non smettevano, ma quei commenti dispregiativi aumentavano, così come il mio peso. Il cibo era uno sfogo, è stata l’unica via di uscita, per non sentirmi vuota e sola. Odiavo la bilancia. Odiavo lo specchio. Odiavo il mio riflesso. Odiavo il mio corpo. Odiavo me stessa, gli anni delle medie trascorsi tra insulti, minacce, derisioni e isolamento. Il motivo di tutta questa cattiveria? Ancora non l’ho trovato. Mi trattavano come se fossi un mostro, mi guardavano con disgusto e con il sorriso maligno mi puntavano il dito contro, pronti a farmi del male, approfittando della mia bassa autostima ed insicurezza. I miei genitori avevano un negozio e a casa erano davvero poco presenti, tante volte io e mio fratello dovevamo provvedere da soli al pranzo. Mentre mio fratello si faceva bastare la sua porzione, io dovevo fare sempre il bis e ripulire i resti, per non parlare delle famose merendine che ad un certo punto sono state messe sotto chiave, perchè poi io ero l’ingorda. Chiusa nella mia stanza raccattavo il bottino e facevo la festa, a mangiare le merendine, e le schifezze che mi compravo con i soldi della paghetta. Non m’importava più nulla, mi odiavo, provavo disgusto verso me stessa, sapevo di farmi del male, ma non riuscivo a fermarmi.
Cercavo rifugio nel cibo, cercavo di riempire quel senso di vuoto che sentivo, ma non ci riuscivo in alcun modo. Cercavo di provare felicità, gioia, ma era solo un’illusione che il cibo potesse darmi quello che mi mancava da tempo. Volevo che la vita tornasse ad essere dolce, volevo un pò d’amore. Ma finivo solo per versare altre lacrime amare… Non scoprivo il mio corpo, perché me ne vergognavo. Ero imprigionata in un corpo che non sentivo più mio. Alla fine sono arrivata a pesare 78 chili e non riuscivo più a trovare jeans che mi stavano o abiti adatti alle mie nuove forme. Ero disperata. Mi guardavo allo specchio: non mi riconoscevo. Ero una ragazza con occhi spenti, che non aveva il sorriso che le ragazze di quell’età di solito hanno. Avevo capelli in disordine e spenti, pelle poco lucida e piena di brufoli. Mi ero rovinata con le mie stesse mani. Alle superiori tutto é degenerato, iniziarono a prendermi in giro, a dirmi che dovevo dimagrire, perchè ero “grassa” e brutta e nessuno mai mi avrebbe amata.
I bulli a loro volta possono essere bulimici
Esiste un legame tra bullismo e disturbi alimentari, si è scoperto che il bullismo può aumentare le possibilità di cadere nella trappola, come l’anoressia e la bulimia. E, sorprendentemente, a manifestare questi disagi non sarebbero solo le vittime di questo grave e sempre più diffuso fenomeno giovanile, ma anche gli stessi responsabili di atti di bullismo. Vi riporto il link dell’articolo citato: Duke Medicine e della University of North Carolina School of Medicine attraverso la pubblicazione intitolata “Does childhood bullying predict eating disorder symptoms? A prospective, longitudinal analysis” disponibile sull’International Journal of Eating Disorder: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/eat.22459, è scritto in inglese ma è davvero molto interessante.
Il mio messaggio di speranza
Oggi 41enne, dopo avere preso consapevolezza di questo pezzetto che va ad aggiungersi al puzzle che sto ricomponendo, ha deciso di raccontare attraverso le parole del mio blog la mia storia di bullismo non tanto per ricordare quanto mi è accaduto durante gli anni dell’adolescenza ma per essere vicina ai ragazzi che oggi sono vittime dei bulli e che ripercuotono sul cibo le loro sofferenze, cercando di colmare quel vuoto che il cibo fa solo finta di colmare, aprendo un vortice che sembra inarrestabile: nonostante le ferite forse non si rimargineranno mai, si può andare avanti e arriverà un giorno in cui vi sarete lasciati alle spalle le brutte esperienze e capirete che non c’è niente di sbagliato in voi, ma che il problema vero è degli altri.
E tu hai qualche esperienza a riguardo? Non esitare a scrivermi ricordati che non siamo soli…
Ti aspetto Immita.