Bulimia e i rapporti interpersonali

L’articolo di oggi è il centro di tutto. Vi chiederete di cosa? Di tutta la mia vita.

È doveroso nei riguardi in primis di me stessa toccare questo tema, che sicuramente mi metterò in connessione con molti di voi, che leggendo si identificheranno e si domanderanno come mai abbiamo gli stessi pensieri…​

In questi giorni, nel percorso di crescita personale che sto facendo, mi é stato assegnato di leggere un libro, che non sta facendo altro che confermare ciò che da anni, mi viene spiaccicato in faccia. Avete mai sentito parlare della “SINDROME DELL IMPOSTORE”? Io non ne avevo mai sentito parlare e credetemi sono solo all’inizio, ma si sta aprendo un mondo davanti a me, e devo assolutamente condividerlo con voi.​

“Chi ne soffre è convinto di non essere abbastanza bravo nel proprio lavoro, di non essere all’altezza di ciò che gli altri si aspettano da noi, di aver ottenuto ciò che si è ottenuto grazie a una combinazione di circostanze anziché al proprio impegno e talento. Significa, soprattutto, vivere nel timore che si “verrà scoperti”.​
La sindrome dell’impostore è uno degli autosabotaggi più clamorosi che possiamo fare al nostro biz. La convinzione di non essere all’altezza può paralizzarci.​

Quest’articolo lo scrivo parlando in prima persona:​

Innanzitutto parto col dire che ho affrontato, come la maggior parte delle persone bulimiche i rapporti interpersonali con una forte sensibilità al giudizio negativo e ansia per l’approvazione altrui. Questo confronto costante, è stato e molte volte lo é ancora motivo di ansia, stress e malessere. Nella vita di tutti i giorni, quando non mi sono sentita all’altezza di parametri che mi sono imposta da sola o che gli altri mi hanno imposta, o  mi sono sentita di aver fallito nel perseguimento delle mie aspettative, mi sono sempre focalizzata  sulle inadeguatezze, sulle colpe o su altre mancanze, sminuendo la mia autostima e accentuando una consapevolezza negativa di me. Non è molto semplice da spiegare, ma c’è un collegamento tra FALLIMENTO/GIUDIZIO DEGLI ALTRI/CONTROLLO SULL’ALIMENTAZIONE fattori che vanno ad abbassare il senso di autostima, già precario.​
La gestione delle emozioni negative è un altro aspetto fondamentale, le abbuffate rappresentano delle scappatoie da sentimenti difficili da gestire come la noia, la solitudine, la rabbia, la depressione e l’ansia. Raramente sono riuscita, e mi capita ancora in questo periodo di passaggio, a gestire le emozioni, dal senso di svalutazione e di disaccordo da parte degli altri o di disattesa dei miei standard interpellando il corpo e suscitando in esso sensazioni conseguenti all’abbuffata. Il corpo nella BN è centrale e viene impiegato in modi e per fini diversi.​

Vediamoli in dettaglio.

“Tra mente e corpo” una continua guerra.

L’incontro e il confronto con gli altri è sempre stato presente e vissuto con il forte timore di non piacere abbastanza, di non ottenere consenso e approvazione. Questa ossessione costante dalla mattina in cui si aprono gli occhi alla sera quando si chiudono. Si vi capisco cavolo…​
Questa paura viene mostrata attraverso il corpo. Essere attraente significa non essere rifiutata, perché il rifiuto era la molla per farmi venire l’ansia. Cercherò di spiegarvi cosa scatta nella mente.​
Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è. Ho sempre considerato il corpo il modo per presentarmi ed incontrarmi col  mondo, se a quest incontro avevo o percepivo, (un altro tema da toccare la percezione) un rifiuto, la colpa l’attribuivo al corpo, credendo di aver fallito o di non essere piaciuta per il mio sedere grande, o per le gambe pienotte, senza valutare il mio sorriso, e il modo di fare, il mio  era un “sentirmi grassa” non era  associato ad una reale forma di obesità, come accennato prima avevo una percezione negativa del mio corpo; questo però durante gli anni di psicoterapia, é stato mi è stato spiegato e a cui è stata data una collocazione, c’è stato un momento d’innesco come le miccie sai. L’importanza eccessiva che il corpo ha rivestito nella mia vita si potrebbe collegare al non aver ricevuto commenti positivi da famigliari, sopratutto mia madre, che anzi ha infierito su di me, ora capisco a fin di bene, ma è stata la modalità non consona, per la mia sensibilità. Questo si chiama dare un interpretazione positiva e ragionevole di quella che è stata una realtà percepita in maniera distorta e che ti ha segnato per tutta la vita. La percezione distorta è stata così forte che ho usato le abbuffate per sedare e placare queste emozioni negative, che non potevo urlare al mondo. Anche qui emerge il corpo nella sua sensazione di sazietà conseguente all’ingestione di grandi quantità di cibo che placa i sentimenti provati.
Una volta concluso l’abbuffata il cosiddetto “banchetto”, preparato con cura il più delle volte, emerge il senso di colpa, la paura di prendere peso e quindi di discostarsi da criteri di bellezza. Per ovviare a tutto questo, vomitavo, e m’imponevo un’alimentazione restrittiva o un allenamento di due tre ore. Così facendo mettevo le cose apposto, rientrando nei parametri di riferimento che avevo scelti per risultare piacevoli alle persone.
Il corpo e la mente sono continuamente in guerra, la mente da il peso al corpo, per far avvenire l’incontro, che però viene disturbato dal cibo che spegne l’effetto.

E tu cos hai da raccontarmi a riguardo? Ti sei ritrovata nelle mie parole?
Non esitare a scrivermi, sarò qui a leggerti e risponderti.​
NON SEI SOLO/A

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