PERCHÈ PROPRIO IO SOFFRO DI BULIMIA?

Ciao e benvenuta nel mio blog, oggi voglio condividere con te una domanda che mi sono fatta per anni e che anche voi mi fate, e devo ammettere, anche molti genitori, mariti e partner di persone con un DCA. (Disturbo del Comportamento alimentare).

Tantissime sono le informazioni sulle caratteristiche cliniche dei disturbi alimentari e l’accesso ad esse è molto facile e veloce ma nonostante questo una delle prime domande poste dai familiari è: “come mai a lei?” iniziando a dar vita a tutta una serie di comportamenti che cercano di deviare l’attenzione, senza comprendere in verità il nucleo più importante che appesantisce la persona.

E così che Lucia dice: “…dicono tutti che devo pensare sempre alle cose positive che ho, ma il mio pensiero va sempre lì sul cibo…”.

Così Alessia chiede: “…perché nessuno capisce e continuano a dirmi pensa a come sei brava a scuola mentre il mio pensiero è il numero sulla bilancia…”.

Così la mamma di Marica dice: “…noi abbiamo fatto sempre tutto quello che ci chiedeva e lei ci ripaga vomitando e facendo questo…”.

PERCHÈ ARRIVA UN DISTURBO ALIMENTARE NELLE NOSTRE VITE?

Rispondere al perché insorge il disturbo è spesso faticoso e complicato per mille aspetti differenti tra loro.

Cercherò di dare alcuni piccoli spunti di riflessione su macroaree che spesso hanno un peso rilevante. Alcune situazioni possono portare la nostra attenzione sull’ambiente di apprendimento, spesso la condivisione di esperienze comuni (come un altro membro della famiglia che soffre di disturbo alimentare) potrebbe essere la base di una specie di imitazione nelle proprie abitudini; tra gli aspetti importanti c’è quello del peso corporeo: alcune ricerche mostrano come molte persone con alimentazione incontrollata hanno tendenza di peso naturale sopra la media e circa la metà delle persone affette da bulimia risulta in sovrappeso prima di presentare il vero e proprio disturbo.

Alcuni fattori psicologici come umore tendenzialmente depresso o bassa autostima, senso di incapacità e inefficacia sono fattori molto ricorrenti e comuni. Non si può, comunque, affermare che questi fattori siano la causa dei problemi alimentari, poiché spesso sono presenti anche in persone che poi non sviluppano un disturbo dell’alimentazione. La volontà di dimagrire molto spesso innesca il pericolo di perdere il controllo, si crea un circolo vizioso importante da cui è molto difficile uscire: la restrizione alimentare eccessiva porta ad un aumento della tensione psicologica, che viene smorzata ricorrendo all’abbuffata, per poi passare al senso di colpa e al timore di prendere peso, il che a sua volta conduce ad ulteriori restrizioni rinforzando e perpetuando il disturbo.

Gli aspetti sociali sono un’altra grande area da prendere in considerazione, infatti esistono nel contesto sociale numerose convinzioni riguardo il peso e le forme corporee derivanti da regole culturali e di costume; in una cultura che premia la magrezza e conferisce spesso ad essa il sinonimo di accettabilità e amabilità è ipotizzabile che persone con bassa autostima, difficoltà nelle relazioni ed elevata ansia sociale sviluppino questo tipo di disturbi intraprendendo una dieta per ottenere l’approvazione sociale. Naturalmente ciò non significa che la nostra cultura sia la responsabile di tutto, ma possiamo affermare che alcune caratteristiche di essa possono rappresentare dei fattori di rischio per le persone più vulnerabili. Per molte persone che soffrono di bulimia, la preoccupazione per il peso e le forme corporee ha enorme significato poiché il loro “valore personale” spesso è in stretta relazione con il loro corpo.

La forma del proprio corpo diventa un metro fondamentale di giudizio su di sé, tanto che acquistare peso può essere vissuto come un evento catastrofico, con effetti devastanti sull’equilibrio psico fisico. Il dimagrimento e l’autocontrollo possono essere rinforzati da molti fattori sociali, come i complimenti degli amici, i riconoscimenti etc. Ricevere complimenti per un’azione porta a pensare di essere bravi e capaci, questo innesca un meccanismo di rinforzo automatico poiché la persona inizia un dialogo interno in cui inizia a complimentarsi da sola per aver controllato il cibo ingerito. Una componente molto importante è la capacità che la persona perde di registrare con precisione il senso della fame e della sazietà continuando, spesso, a mangiare senza avvertire il segnale di “stop” e il senso di sazietà e cadendo nell’abbuffata, oppure saltando pasti sani senza sentire le richieste del proprio corpo.

L’incapacità di inserirsi in un ritmo nutrizionale equilibrato ha conseguenze negative sia a livello fisico che emotivo, determinando uno stato di ansia e angoscia continui, legati alla perdita del controllo e al tentativo di gestire, quindi, sia il cibo e l’alimentazione che tutti gli altri aspetti della propria vita.

CHIEDERE AIUTO

Decidere di volersi bene è un atto di coraggio grande, ma prima di iniziare un percorso per affrontare il disturbo è molto importante porsi delle domande:

Sarà faticoso e avrò il coraggio di affrontarlo?

Ho il coraggio di mantenere il mio obiettivo per essere felice?

Non spaventatevi se la vostra risposta non è immediatamente SI, non abbiate paura di iniziare, la lista dei vantaggi diventerà sempre più grande e magari potrete aumentarla con delle nuove domande e risposte che vi porrete durante il percorso. Quando conoscerete l’esperta/o giusta non siate generici nel vostro racconto, se fornite tanti dettagli potrete essere di grande aiuto al professionista per inquadrare tutta la situazione.

Cominciate dal momento in cui qualcosa non è andato, ripercorrete nella mente ciò che vi ha turbato, fate uscire i vostri sentimenti, le vostre emozioni, e vedrete come inizierete già immediatamente a fare i primi collegamenti tra azioni, pensieri ed emozioni. Il professionista è lì per aiutarvi e non per giudicarvi. La nostra “ruota del cambiamento” inizia quando ci accorgiamo di avere un problema, anche se non lo vogliamo ammettere in modo esplicito o non ci sentiamo pronti a cambiarlo; ad un certo punto una sensazione di qualche cosa che non funziona emerge e ci inizia a dare disagio crescente che ci costringe a fermarci e a guardare. Questo fastidio aumenterà sempre di più e darà inizio ad una fase nuova in cui ci troveremo ad urlare: “non posso farcela cosi, sono stanca!”.

Questo è un momento fondamentale perché è da qui che potremo veramente percorrere una nuova strada, quella del cambiamento e dell’azione. Agire significa cominciare a cercare una soluzione al nostro problema, qualcuno che possa guidarci e sostenerci nella gestione e nella comprensione di ciò che non va, qualcuno che possa supportarci nei nostri momenti difficili. Ognuno di noi subisce fluttuazioni in ciò che pensa e prova e anche la nostra motivazione al cambiamento può modificarsi, non dobbiamo spaventarci ma valutare con il professionista le fasi in cui ci si trova per far sì che ci possa accompagnare in tutti i momenti, senza andare incontro a delusioni o fallimenti.

IN CHE MODO POSSO ESSERTI D’AIUTO?

Se ti sembrano impegni poco facili da raggiungere o da iniziare, sappi che io sono qui, troverai solo persone preparate in ambito nutrizionale, naturopatico, in crescita personale, spirituale, sotto varie forme, yoga della Risata, musicoterapia, cristalloterapia, teatroterapia, pratiche di consapevolezza, movimento corporeo, formate specificatamente e disposte ad aiutarti ad intraprendere nuove abitudini per vivere meglio e più a lungo.

Sto cambiando profondamente il modo di offrire i miei servizi adeguandoci alle necessità dei nostri tempi per costruire giorno dopo giorno il tuo benessere.

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Ricorda che non sei da sola!

A presto, Immacolata.

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