Beveroni, pillole “magiche“ e DCA: business miliardario! Attenzione alle “coach del benessere”

In tutto il mondo per controllare il proprio peso si spendono ogni anno circa 200 miliardi di dollari in beveroni e pillole. Un mercato ricchissimo che si rivolge alla produzione di prodotti dietetici, strategie, programmi per guadagnare sfruttando il bisogno reale o immaginario di dimagrire. Un mondo senza regole e aperto a truffe, frodi e mistificazioni.

Le pillole per dimagrire senza dieta non esistono.

Ci sono quelle che promettono di far perdere 3 chili in tre giorni, altre garantiscono 10 chili in un mese, alcune fanno venire la pancia piatta anche solo per il week-end. Sono le diete, ne esistono migliaia, spesso hanno nomi stravaganti: dieta del miracolo, della forchetta, del guerriero, dei colori, del XXI secolo, delle 3 ore, del Ph. Alcune hanno il nome del loro inventore, come Dukan o Messegué, ma c’è anche chi si chiama semplicemente “Oh my God”. Tutte forniscono un elenco infinito di consigli, ricette, tabelle, classifiche, calcolo delle calorie. È un magma indistinto di prescrizioni che affolla internet e i giornali femminili, è una palude di prodotti, pillole, sali, creme, barrette, beveroni (pasti sostitutivi) impilati sui banchi delle farmacie.

I programmi benessere: cosa sono e come funzionano realmente

I programmi benessere sono proposti da diverse aziende e diffusi tramite la tecnica del network marketing, un sistema di vendita in cui chi vende è testimonial del prodotto. La testimonial-rappresentante promuove i benefici che ha sperimentato in prima persona.

La vetrina privilegiata è quella dei social network. Le coach, così sono chiamate le venditrici (la maggior parte sono donne), utilizzano i propri social per descrivere i benefici dei prodotti. Creano gruppi di discussione a cui invitano gli amici e organizzano incontri online e offline per mostrare i risultati di ciò che promuovono.

Industry

La chiamano diet industry, questo è il termine usato per descrivere il ricchissimo mercato per la produzione di prodotti, strumenti, strategie, programmi e qualsiasi altro mezzo impiegato per la perdita di peso indipendentemente dal rapporto costo/beneficio per il consumatore. L’obiettivo della diet industry è guadagnare sfruttando il bisogno reale o immaginario delle persone che devono perdere peso. È un mercato senza regole aperto a truffe, frodi, mistificazioni. È un business spietato che punta alla creazione di bisogni. È una fabbrica di illusioni.

Coach o “dieta” equilibrata?

I rischi di affidarsi a scorciatoie sono molteplici e toccano sia la sfera fisica che quella psicologica. Il principale problema è che con questi programmi si intraprende una dieta senza controllo. Difficilmente si perde peso, ma c’è qualche rischio per la salute, soprattutto se ci si affida a una coach in una fase delicata della vita, come la gravidanza o il post-parto.

Bisogna prima di tutto considerare il significato fondamentale della parola “dieta”. Non amo usare questa parola, è bandita nel mio gruppo. Imparare ad alimentarsi nella quotidianità è l’arma vincente per essere in salute e mantenere i risultati a lungo termine.

Ricorrere a pasti sostitutivi, beveroni e integratori non è una pratica utile né sostenibile. Il rischio è il classico andamento del peso a yo-yo, con tutte le ripercussioni metaboliche del caso. La corretta nutrizione è un insieme di buone abitudini che vanno protratte nel tempo.

Cinque milioni di obesi

Il mercato delle diete non riguarda solo gli obesi, che in Italia sono ormai più di cinque milioni con un costo sanitario di circa otto miliardi di euro, i cui problemi di peso e salute richiedono cure specifiche, ma soprattutto il sovrappeso, quelli che non si piacciono e che, dalla primavera in poi, temono la “prova costume“, in guerra costante con pancetta e fianchi. Insomma, quelli che, anche se non sono grassi, vorrebbero dimagrire almeno un pò, e si rivolgono alle diete fai-da-te, ai servizi di tutoraggio online e ai prodotti che promettono un rapido dimagrimento.

Dieting, uno stile di vita

Si diffonde il mercato delle diete e crescono i disturbi alimentari. Mangiare di notte, vomitare, piluccare continuamente, essere sottopeso, oppure mangiare solo un certo tipo di cibi escludendone molti altri e vivere ossessionati da presunte intolleranze. È lungo l’elenco dei disturbi dell’alimentazione, non esistono infatti solo anoressia e bulimia, ci sono squilibri che spesso hanno una difficile catalogazione, anche nutrirsi in modo troppo corretto (ortoressia) o puntare solo a diete proteiche per chi fa attività sportiva (vigoressia), può a lungo andare sviluppare un disturbo, diventare una malattia. Sono patologie della nostra epoca dominata in egual misura dal culto del cibo e dal dovere di stare a dieta.

Come evitare di cadere nella rete dei beveroni?

Questo punto è il più delicato, prima di tutto bisognerebbe imparare a dare al cibo il giusto peso e ruolo nella nostra vita.

Dobbiamo imparare a vederlo né come un nemico, né come una bacchetta magica in grado di cancellare i problemi quando ci sentiamo giù di morale. Incominciamo poi a pensare a noi stessi come esseri unici. Questo ci permette di prendere consapevolezza sul fatto che non si possono seguire programmi uguali per tutti. Inoltre, siamo sistemi complessi a cui non basta perdere peso per essere felici. È fondamentale convincersi che il cambiamento deve partire da dentro e che gli aiuti vanno cercati da professionisti formati per accompagnarci in modo serio.

Attenzione, dunque, specialmente se si è in una fase della vita delicata e se con noi ci sono bambini o pre adolescenti (spesso questi programmi vengono consigliati anche a loro, poiché definiti totalmente innocui). Il buon rapporto col cibo lo si costruisce giorno dopo giorno, senza scorciatoie o false magie.

E tu hai fatto o fai uso di beveroni? Qual è la tua esperienza a riguardo?

Un abbraccio di cuore, Immacolata.

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