Ortoressia qualità alimentare o disturbo dell’alimentazione?

Che cos’è l’ortoressia?

Cosa succede quando il tentativo di migliorare la propria salute diventa un’ossessione? Si passa da quello che è il buon senso ad una vera e propria patologia, in grado di influenzare negativamente ogni aspetto della propria vita. L’ortoressia: un nuovo disturbo alimentare è la ricerca di alimenti sani, portata all’estremo, e sfocia in un aspetto patologico.

Ultimamente è sempre più frequente trovare, su riviste specializzate e non, articoli che parlino dell’ortoressia. A dire il vero, il più delle volte se ne parla in termini di sterili polemiche su chi sarebbe da considerarsi più o meno un ortoressico, dal momento che sempre più gente presta attenzione a cosa mangia e alla provenienza del cibo.

Alcune recenti statistiche lo danno come un disturbo in lenta crescita. La parola ortoressia viene usata la prima volta nel 2003. Il primo che ne ha dato una definizione è stato Steven Braten, dietologo americano. La definizione di ortoressia nasce dopo un periodo di auto-analisi e auto-osservazione circa le proprie abitudini alimentari. Nel suo libro Steven Bratman spiega benissimo le fasi ed i fenomeni di questa forma di estremismo alimentare, in quanto lo ha portato in prima persona a consumare i pasti in silenzio assoluto, a mangiare verdure solo se colte al massimo 15 minuti prima e a temere l’insorgenza di malattie gravi a seguito dell’ingestione di cibi sentiti come velenosi. Fu così che arrivò alla definizione dell’ortoressia che deriva per l’appunto dal greco letteralmente  “appetito corretto”, Orthos (giusto, sano, corretto) – orexis (appetito), per cui ossessione per il cibo sano.

Ossessione o sana alimentazione?

Definire l’ortoressia un disturbo dell’alimentazione è un azzardo, poiché il confine tra (iper) salutismo e ossessione è quantomai labile. Tutte le persone che stanno attente a mangiare sano potrebbero essere definite ortoressiche da coloro che, al contrario, non fanno minimamente attenzione a quello che si ha nel piatto: la cura nello scegliere alimenti biologici, naturali e non processati potrebbe essere ironicamente classificata come fissazione, ossessione o mania, soprattutto quando i principi di un’alimentazione bilanciata vengono applicati anche quando ci si trova a mangiare fuori dalle quattro mura domestiche.

La maggior parte delle volte le scelte alimentari salutiste vengono confuse con una preoccupazione per l’introito calorico, e ci si sente magari dire che “puoi permetterti tutto tu, sei già magra!”. Sembra quasi che il cibo sia diviso in due categorie: quello insipido, ipocalorico e triste da dieta, e quello ricco, elaborato e godereccio di chi “si gode la vita”. A molti risultano inconciliabili questi due aspetti dell’alimentazione, ed ecco dunque che l’attenzione alla salute diventa qualcosa di strano, anormale, addirittura contrario alla convivialità.

Ortoressia, Bulimia e Anoressia, qual è la differenza?

L’ortoressia in ordine di tempo è solo l’ultimo prodotto della nostra società consumistica. Ed è paradossale che in una società che iper-consuma e produce, dove spesso si bada di più alla quantità che alla qualità, una persona che scelga la ricerca della qualità come ideale di vita finisca con l’ammalarsi proprio per questo. Purtroppo parlo proprio di malattia perché è da considerarsi una vera e propria patologia. Quindi non se ne prendano a male i vegani o i crudisti, perché non è di loro che si sta parlando, ma di chi, scegliendo una strada integralista, non riesce più a scendere a compromessi con la realtà, nemmeno per le piccole cose, fino al punto di restare imprigionati nella gabbia che ci si è costruiti. Solitamente accade che si era partiti scegliendo un regime alimentare che sembrava più sano fino ad arrivare a rinunciare agli inviti a cena, o a portarsi il cibo da casa, o a limitare sempre più il numero di alimenti con cui cibarsi, convinti che alcuni di questi facciano male. A differenza degli altri disturbi alimentari come anoressia e bulimia, dove il problema è la quantità di cibo che si lega alla propria immagine corporea e ai sensi di colpa, nell’ortoressia le preoccupazioni si circoscrivono principalmente alla qualità del cibo, al rischio di contaminazione, alla minaccia che sia sporco, non sano e non puro, fino ad arrivare, nei casi più estremi, alla vera e propria mania di persecuzione.

Quando ci si può definire ortoressici?

Non ci si definisce ortoressici con la O maiuscola solo perché ci si nutre seguendo i precetti di una dieta vegana, o si è crudisti, o consumatori biologici ortodossi. Si è ortoressici nel momento in cui mangiare cibo sano diviene una ossessione, nel momento in cui non tolleriamo più la possibilità di entrare in contatto con ciò che trasversalmente attraversa la nostra natura umana e imperfetta. Nascono in questo caso dei comportamenti di evitamento che portano la persona ad essere sempre attenta a non entrare in contatto con tutto ciò che può risultare tossico o dannoso, cercando inconsciamente di soddisfare il proprio desiderio di immortalità. Ed è proprio per la paura di morire che nel 2003 è morta  una donna americana di nome Kate Finn. Deceduta apparentemente per anoressia, in realtà voleva “solo” mangiare sano. Il risultato della sua ossessione per il cibo sano le ha fatto perdere molti chili, e proprio questa perdita di peso, secondo alcuni, ha determinato l’insufficienza cardiaca che l’ha stroncata.

I nuovi diavoli

I “nuovi diavoli” portano il nome di conservanti, solfiti, coloranti, pesticidi e ogni tipo di sostanza aggiunta durante la coltivazione o il processo di raffinazione degli alimenti, nonché l’allevamento degli animali. Termini quali “senza conservanti aggiunti”, “allevamento a terra”, “OGM free” fanno ormai parte di un panorama ben conosciuto tra gli scaffali dei più grandi ipermercati. Tale consapevolezza ha un’importanza cruciale nella lotta contro la mala-alimentazione, dietro la quale si nascondono molti dei disturbi che assediano la società occidentale. Ma cosa succede quando un’attenzione scrupolosa si trasforma in un’ossessione perfezionista? Quando la ricerca e la preparazione di cibi giudicati sani, si dilunga per ore e giorni, riempiendo letteralmente la vita?

Un altro diavolo viene considerato il modo in cui avviene la preparazione di tali cibi, poiché la paura della contaminazione si estende anche ad ogni materiale con il quale essi vengono a contatto.
Si potrebbero individuare due macro-distinzioni di comportamenti ortoressici: da una parte il terrore per l’igiene del cibo, che porta alcune persone a preferire gli alimenti confezionati a quelli naturali in quanto “sterili”, esenti da contaminazioni batteriche; sull’altro versante abbiamo gli ortoressici che rifuggono in ogni modo tutto ciò che è industriale, votandosi al biologico ad ogni costo.

La storia di Jordan

La protagonista è una giovane americana, diventata celebre in rete come La Vegana Bionda. La nostra Jordan curava un blog di successo dove proponeva con convinzione quella che sosteneva fosse “la più sana tra le diete sane“. Una dieta che escludeva zuccheri, glutine, grassi, cereali e legumi: cibi ritenuti dannosi, veri e propri veleni. In tavola andavano soltanto alimenti biologici selezionatissimi, preferibilmente crudi, per evitare la perdita di preziosi principi vitali. Jordan aveva anche un canale Instagram, con oltre 70.000 followers, dove pubblicava foto dei suoi manicaretti crudisti e sanissimi e — senza avere alcun titolo di studio — vendeva una sua dieta detox, cinque giorni a base di vegetali e succhi per eliminare i veleni della modernità, alla modica cifra di 25 dollari. E ne aveva venduti tanti, oltre 40.000.

Ma un tristo mattino la bionda Jordan si accorse che i suoi capelli cadevano a ciocche; qualche tempo dopo sparirono anche le mestruazioni e la pelle cominciò ad assumere una forte sfumatura arancione, a causa dell’enorme consumo di carote e patate dolci. Jordan capì di aver esagerato: la sua ricerca della perfezione l’aveva portata a scelte estreme che stavano compromettendo la sua salute. Con l’aiuto di uno psicologo cominciò, faticosamente, ad allargare i propri orizzonti alimentari e ricominciò a consumare cibi cotti e anche un poco di pesce. Jordan parlò delle difficoltà che aveva incontrato ai suoi seguaci in un accorato post sul suo blog, cercando di spiegare i motivi che l’avevano portata ad abbandonare la sua “sanissima” dieta. Nel giro di poche ore l’ex-vegana si trovò coperta di insulti, sbeffeggiata come immonda grassona, incapace di disciplina, traditrice del verbo alimentare, indegna di un’alimentazione davvero sana e pulita. E poi, naturalmente, arrivarono anche le minacce di morte. La storia di Jordan è esemplare come il  suo successo mediatico, ma alla fine la determinata blogger si è dovuta arrendere alla realtà, quando il suo corpo detossificato, purissimo e scevro di ogni acidità ha cominciato a tradirla, dandole plastica evidenza dell’inadeguatezza della dieta che stava seguendo. Soltanto l’aiuto di uno psicologo, che ha riconosciuto la situazione per quello che era realmente, un disturbo del comportamento alimentare, l’ortoressia nervosa appunto, ha consentito a Jordan di recuperare la salute.

Non preoccupatevi comunque per la nostra amica. Ha semplicemente cambiato ragione sociale: adesso si fa chiamare La Bionda Equilibrata. E continua a spacciare diete e consigli sul web, senza uno straccio di qualifica ma con tanta simpatia e allegria. Che ne dite di un pasticcio di alghe e avocado?

Ortoressia: Quando porre attenzione?

Una giusta attenzione alle fonti di contaminazione conosciute e ai fattori alimentari che causano patologia si rivela di indubbia utilità al giorno d’oggi; tuttavia è importante non perdere il piacere dello sgarro in compagnia, per sua definizione saltuario, che non pregiudicherà certamente la nostra salute.
In definitiva, un comportamento ortoressico può cominciare a diventare motivo di preoccupazione quando preclude diverse forme di vita sociale, quando scatena enormi sensi di colpa e di insicurezza di fronte ad ogni sgarro (sgarri che al progredire del disturbo vanno via via amplificandosi in quantità, frequenza e portata emotiva consequenziale) o quando va ad aumentare i livelli di ansia della persona al punto da farla cadere in una fase di difficile ritorno, dove è necessario che un esperto intervenga psicologicamente.

E tu ti sei rivista/o in questi atteggiamenti?

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