Binge Eating Disorder – che mangiatrice sei? La differenza tra i tipi di fame.

Binge Eating Disorder – Disturbo da alimentazione incontrollata. Analizziamo insieme i diversi tipi di fame.

A grandi linee, a quale categoria di mangiatrice appartieni?

  • Mangiatrice compulsiva (ti abbuffi più volte al giorno o alla settimana, ma non ti induci sempre il vomito, né compensi con l’attività fisica o altro) e sei prevalentemente in sovrappeso.
  • Mangiatrice Compulsiva con compensazioni (ti abbuffi e compensi con il vomito autoindotto, attività fisica intensa o altri modi) e sei prevalentemente normopeso.
  • Mangiatrice restrittiva (mangi pochissimo e quando ti capita di farlo vomiti o compensi in altri modi), e sei prevalentemente sottopeso.

Riesci a distinguere la fame emotiva da quella biologica?

Ti starai chiedendo: “Perché è così importante riconoscerla? Io vorrei solo riuscire a mangiare troppo e a non pensare costantemente al cibo”. La FAME BIOLOGICA la sentiamo nello stomaco, può essere posticipata, non ha bisogno di determinati cibi per essere soddisfatta e si interrompe non appena siamo sazi. La FAME EMOTIVA, al contrario, vuol essere soddisfatta istantaneamente e da una specifica categoria di cibi, detti “comfort food”, solitamente ricchi di grassi, zuccheri e così via. Non è semplice dare un freno alla fame emotiva, perché non si placa con l’arrivare del senso di sazietà…anzi! A volte spinge a mangiare fino a “scoppiare” apportando, in cambio di un momentaneo “sollievo” dalle tensioni emotive, una valanga di sensi di colpa, frustrazione, sfiducia nelle proprie capacità di dimagrire.

In entrambi i casi ci sono delle tecniche che aiutano a gestire, sia la biologica che emotiva, importante non tentare di mischiare le tecniche.

Che cos’è il Binge eating disorder?

Mi piace definirla una dipendenza socialmente accettabile, perché di dipendenza stiamo parlando. Può dare assuefazione più del tabacco, delle droghe, del alcool o del gioco d azzardo, ed e altrettanto distruttivo. Secondo il DSM-5, e caratterizzato da episodi durante i quali una persona mangia più di quanto una persona senza il disturbo mangerebbe durante un dato periodo di tempo. Ci sono le stesse caratteristiche di un attacco bulimico, quindi perdita di controllo, voracità, velocità, vergogna, fare il tutto di nascosto, una differenza sostanziale e che non c’è la compensazione, quindi il peso tende a salire fino a raggiungere l’obesità.

Quale la differenza tra un obeso BED e un obeso non BED?

Il paziente obeso con BED si distingue dal obeso non BED, per una ridotta tolleranza delle emozioni che vengono sedate attraverso il cibo, una maggiore preoccupazione per la forma e il peso corporeo e una più alta probabilità di presenza contemporanea di disturbi dell’umore ed ansia. Per il paziente che soffre di Binge Eating Disorder, il cibo da una parte consola dall’altra scatena sensazioni di colpa e di vergogna. Rispetto a coloro che soffrono di bulimia nervosa, i pazienti BED sembrano quasi rassegnati al destino di aumentare inesorabilmente di peso.

Che complicanze di sono?

Ci sono due tipi di complicanze: fisiche e psicologiche.

Possono esserci delle complicazioni mediche, solitamente secondarie allo stato di obesità (es. ridotta aspettativa di vita, diabete, malattie cardiovascolari, apnee notturne, certi tipi di cancro, dislipidemia, colelitiasi e ipertensione arteriosa). Di solito i problemi legati al fisico richiedono la normalizzazione del peso, dell’alimentazione e, se presenti, la sospensione dei comportamenti di compenso (es. uso improprio di lassativi e diuretici). Dal punto di vista psicologico le persone sono spesso depresse o stressate a causa del problema alimentare, e possono presentare isolamento sociale, poiché si vergognano del proprio stile alimentare o per il fatto di essere in condizione di soprappeso o di obesità.

Quali sono le cause?

Secondo studi scientifici, c’è un influenza di più fattori: genetici, ambientali, psicologici e familiari. La vita emotiva e la rabbia repressa, hanno a che fare col mangiare in eccesso. Come se l’abbuffata fosse un attacco d’ira represso. Tutto molto legato ai primi momenti di vita e alle complicate relazioni familiari. Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell insorgenza di un problema alimentare, piuttosto è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità. I fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare:

Esistono, inoltre, delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Queste aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione.

Come aiutare un amico o un familiare con un problema alimentare?

  1. Cerca di parlare con lei/lui di quello che hai osservato in lei/lui in relazione al comportamento alimentare. Incoraggia la persona a parlare dei suoi problemi/sentimenti/sensazioni. Cerca di essere supportivo e delicato.
  2. Evita di biasimare, incolpare, far provare vergogna rispetto a quello che la persona sta facendo. Non utilizzare frasi come “dovresti mangiare!” o “agisci come un irresponsabile!”. Non aspettarti che lei/lui ammettano immediatamente di avere un problema. Dai tempo.
  3. Cerca di fornire risorse per un aiuto professionale. Chiedile di considerare l’opportunità di parlarne con uno specialista (anche solo il medico di base).
  4. Non enfatizzare il suo peso, abitudini alimentari o modalità di esercizio fisico. Ricorda che questi sono solo sintomi di problematiche più profonde e dolorose.
  5. Se la persona nega il problema, si arrabbia o rifiuta un trattamento, cerca di capire che questo atteggiamento fa parte del disturbo stesso. Piuttosto che ingaggiare una lotta aperta o una prova di forza cerca di esprimere le tue preoccupazioni utilizzando argomentazioni che utilizzano la forma “Io credo/penso/suppongo/…” concentrandoti su ciò che ti preoccupa riguardo quello che vedi.

Ricorda che non puoi costringere nessuno a cercare aiuto, cambiare le proprie abitudini o attitudini e credenze. Puoi fare il tuo meglio per aiutarlo/a in tutte le occasioni necessarie e se questo non viene accettato fermati. Cerca di pensare che, magari, hai piantato un seme che incoraggerà lui/lei a cercare aiuto quando sarà pronto/a.

Guarire dai disturbi del comportamento alimentare è possibile

Questa è la buona notizia. Il cibo è la peggiore delle dipendenze, per una ragione molto semplice: se ci asteniamo dal cibo moriamo. Dobbiamo mangiare. Per questo motivo non è possibile, se si dipende dal cibo, se si vive con le calorie in testa 24 ore su 24 o se si sfoga l’ansia e il dispiacere col cibo, eliminare la sostanza. Nutrirci è necessario. Anoressia e bulimia e altri disturbi del comportamento alimentare distruggono la vita di una persona. Sono impostori e ladri di vita, vampiri che fanno credere alla persona di essere le sue migliori amiche e rifugio al dolore e al senso di inadeguatezza. In realtà sono dei killer che, giorno dopo giorno succhiano sicurezza, autostima e serenità e piano piano la voglia di vivere.

Quale la grande bugia?

La bugia più grande che i due vampiri sussurrano all orecchio di chi soffre di anoressia è “se sarò magra/o sarò amata/o”, “se avrò un corpo perfetto gli altri mi vorranno bene e sarò accettata/o”, “se sarò magra/o sarò felice”, “se sarò magra/o risolverò tutti i miei problemi”. E una menzogna, è “la grande bugia”. Così come illudono la persona chi soffre di bulimia che con dosi esagerate di cibo placherà l’ansia e troverà consolazione. Si può guarire senza retaggi nella testa, si può cambiare il chip, si può rendere il cibo un piacere e non un incubo e riappropriarsi della propria autostima e della gioia di vivere, si può imparare a gestire le proprie emozioni, ad essere forti e sereni senza bisogno di controllare il cibo o di affogare nel cibo. La vita è preziosa, è una, è corta, non lasciatevela rubare! Inizia il più bel viaggio, quello alla scoperta della tua anima.

E tu ti ritrovi in queste parole? Se si non esitare a scrivermi qui, oppure sulla mia pagina FB “Imma Venturo Saziare la bulimia“.

A presto, Immita.

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