Bulimia e il potere delle parole

Come usiamo le parole?

Eccomi a parlare del secondo strumento da mettere nella “cassetta degli attrezzi” che pian piano vi sto aiutando a rifornire, cassetta che vi aiuterà ad affrontare quei momenti in cui la nebbia che arriva durante un attacco di bulimia, é talmente fitta da farvi diventare ciechi. Il mio intento non è di essere letteraria, ma spirituale. Il linguaggio tecnico non fa per me, io voglio arrivare al vostro cuore. Vi parlo di una cosa molto semplice che riguarda tutti, ed è come usiamo le parole. Da circa 8 mesi ho iniziato ad approfondire il tema, e a cercare di usarle bene, ma prima di tutto a pensare diversamente, in definitiva ho fatto la cavia di me stessa. Il linguaggio ci rende umani, siamo gli unici animali che hanno il potere delle parole, pensate a se avete un cane o un gatto, sapete bene che dicono un sacco di “BAU” e “MAU”, ma nonostante l’estrema intelligenza, non riescono ad usare uno strumento così sofisticato come il linguaggio umano.

La caratteristica nucleare che ci rende umani

Il professor Chomsky, in un intervista rilasciata ad Ali g, il rapper inventato da Sacha Baron Cohen, alla domanda se dopo 80 anni che si occupa di lingua non si fosse stancato, ha risposto di no, perché la lingua é la caratterista nucleare che ci rende umani. Non possiamo farne a meno, é la nostra lingua madre, che abbiamo gratis, che abbiamo avuto in dotazione alla nascita, ma non ne siamo abbastanza grati, e non ci rendiamo conto del potere che abbiamo, e dell’uso che ne possiamo fare.

“La cadrega”

Descriviamo la realtà, dandole delle etichette, e riusciamo ad intenderci perché siamo d’accordo su queste etichette, le quali descrivono la tribù di cui facciamo parte. Potrei citare una famosa scena di un film di Aldo, Giovanni e Giacomo, la scena della “Cadrega” o carega, non me ne vogliano i veneti. In questa scena due Giovanni e giacomo mettono alla prova Aldo per capire se fanno parte della stessa tribù, perchè non c’é accordo sul significato della parola cadrega, infatti Aldo prende una mela e dice “che buona questa cadrega” e gli altri capiscono che lui è un estraneo.

Le parole sono un atto d’identità

Ogni parola è un atto d’identità con la quale dico agli altri chi sono faccio una dichiarazione. Quand’è che ci s’innamora davvero di una persona? Ci si può invaghire dell’aspetto fisico, ma le cose che ci colpiscono sono le parole che dice, e in che modo, esprimono la parte più profonda. Le parole che diciamo dobbiamo ponderarle bene, dobbiamo pensare cosa lasciamo all’altro di noi, e che effetto ha sulla mia vita. Ve lo chiedete quando postate su FB, cosa penseranno di voi?

Come dice John Searle: “NON È POSSIBILE PENSARE CON CHIAREZZA SE NON SI È CAPACI DI SCRIVERE E PARLARE CON CHIAREZZA”.

Quando siamo in grado di fare un pensiero lineare siamo anche in grado di veicolarlo, esempio plateale dell’importanza delle parole, c’è la dà Nanni moretti in una scena del film “La palombella rossa“.

Parole “ALF” e parole “BOC”

Più in avanti vi spiegherò il significato di questi termini, calcolate che alla fine dei nostri studi dovremmo conoscere all’incirca 35.000 parole, ma nel nostro uso quotidiano ne usiamo all’incirca 2000, ma quelle che sentiamo sono ancora di più. Una parola può essere un bacio oppure un proiettile, la migliore cosa é fare una lista con le parole ALF (alto luminoso fluido) e BOC (basso oscuro compatto), anche quando postiamo nei social ci sono delle parole che vengono censurate, ma attenzione a non stigmatizzare a priori. Per esempio la parola “NEGRO”, se usata da un bianco ha una percezione negativa, ma se usata da un rapper serve a definire il suo “BLACK POWER”. La parola “FINOCCHIO”, prendiamo in esempio se io entro in una mensa e dico “Oggi ci sono i finocchi come contorno”, ha un accezione positiva, ma se nella stessa mensa ci sono degli attivisti di LGBT, la stessa frase può essere offensiva. Qual’é la differenza? È l’intento comunicativo, allora flaggio la parola finocchio e censuro il mio lessico? La parola “CAGNA”, nel tempo é stata distorta, e da cane femmina gli è stato attribuito un altro significato prima di attrice scadente, e poi nei confronti della donna. I padroni di cani femmina si autocensurano. Non bastano le liste, non basta la censura, ci vuole l’intelligenza.

Riprendiamoci il potere della parola giusta

Possiamo farlo tutti, bisogna prendere una competenza che già possediamo e usarla meglio, e vi do tre consigli in merito:

  • Coltivare il dubbio: c’illudiamo di conoscere, ogni giorno dovremmo imparare una parola, davanti alle parole nuove abbiamo delle resistenze, basta googlare, per esempio la parola “GELICIDIO” che ad inizio anno ha creato scontento pensando fosse una parola nuova, ma é una parola del 1300, ha 700 anni, e perché non la conoscevo, perchè conosciamo solo una parte. Il primo passo é sapere di non sapere;
  •  Riflettere il tempo di un respiro: ne abbiamo la facoltà, abbiamo l’illusione di non avere il tempo di pensare alle cose, ma non è vero, anche quando vogliamo fare un post su FB, possiamo sempre fermarci 10 secondi, a pensare a quello che veramente vogliamo dire, fermiamoci a pensare di riprenderci il lusso di riflettere su quello che stiamo per immettere nel mondo che ci circonda;
  •  Silenzio: quando non sappiamo le cose, possiamo sempre scegliere il silenzio. Se dico le cose sbagliate restano attaccate e vanno a formare la nostra identità sopratutto on line.

Come le parole mi hanno salvata dalla bulimia

Da quando ho iniziato a scrivere, ma soprattutto a leggere, per leggere intendo letture che reputo magiche, speciali e profonde, ho scoperto il potere magico delle parole, legate soprattutto al tema della gratitudine, (argomento trattato nello scorso articolo) e del perdono. Quando ho iniziato non immaginavo ciò che sarebbe accaduto, però mi sono fidata, e ho trovato tanta luce, amore, risposte, pace, beatitudine, forza e coraggio. Quando ho iniziato le mie mentori continuavano a dirmi di fare attenzione a ciò che pensavo e soprattutto dicevo, all’inizio trovavo quasi fastidioso essere ripresa, ma era solo la mia percezione, loro sono luce e volevano solo farmi “RICORDARE” e “TORNARE A CASA” così come faccio io ora con voi. All’inizio non capivo il significato di questi due termini, ma ora è tutto chiaro, perché ho ricordato e sono tornata a casa.

Cammino lungo, non sempre facile ed è ciò che vorrei far fare a te per uscire dal “BUIO” e da situazioni che non sono molto piacevoli.

Diventa contadino della lingua

Queste competenze non sono immediate, bisogna lavorarci tanto, bisogna diventare come un contadino, giorno dopo giorno, amorevolmente bisogna impegnarsi a far crescere la piantina e le condizioni necessarie sono: FATICA – SUDORE – COSTANZA – RESILIENZA – FIDUCIA.

Come la piantina buca la terra per crescere la conoscenza fa lo stesso, dobbiamo solo darle una chance.

Vi lascio con una frase di Chopra:

“Quando le nostre parole sono in armonia con la natura
stabilizzate con il vero se e, motivate dall’amore,
possiamo creare ciò che vogliamo, con calma e facilità”
– Deepak Chopra

E tu vuoi “RICORDARE” e “RITORNARE A CASA”?

Ti aspetto, Immita.

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